INCONTRO CON LO SCRITTORE DARIO LEVANTINO

Data pubblicazione: Febbraio 20, 2024

Lunedì 19 febbraio 2024, presso la scuola primaria Don Milani di Monza si è tenuto un incontro con lo scrittore Dario Levantino, autore del libro “Il cane di Falcone”. Dopo un’ introduzione del dirigente scolastico Dott. Marco Chioccioli, lo scrittore Levantino ha presentato la sua opera in maniera inusuale e coinvolgente.
Un orologio scandiva le diverse ore del giorno dell’attentato al giudice Falcone: l’attenzione degli studenti era catturata dal ticchettio dello scorrere inesorabile del tempo, con un ritmo incalzante, che non lasciava spazio alla distrazione, ma, anzi, faceva concentrare sempre più sui fatti della terribile strage di Capaci del 23 maggio 1992. Quando i mafiosi hanno fatto saltare per aria l’autostrada, il giudice è morto assieme alla moglie e agli agenti della scorta, che lo seguivano ovunque ben consci della pericolosità del loro servizio, uomini mai ricordati a sufficienza, che hanno lasciato mogli e bimbi piccoli, che sono cresciuti con il ricordo di un papà coraggioso che hanno avuto a fianco e abbracciato per troppo poco tempo.
L’autore ha raccontato agli studenti, che lo hanno incalzato con le loro domande, che ha scelto di raccontare la storia del giudice Falcone perché ha sempre amato i personaggi forti e coraggiosi, disposti a sacrificarsi per le proprie idee e per dare il loro contributo alla realizzazione e alla protezione di una società libera, onesta e giusta.
La scelta di rendere protagonista il cane Uccio, ha spiegato, è stata dettata dalla volontà di rendere il libro meno serioso, più accessibile alla platea studentesca e maggiormente in grado di coinvolgere un pubblico giovane, che ama messaggi diretti, veloci e che arrivano dritti al punto. Egli si è ispirato ad un omonimo cane, realmente esistito, che pur non avendo mai conosciuto il magistrato, stazionò ai piedi della statua in onore suo e di Borsellino, per il resto dei suoi anni, dopo che essa venne posizionata davanti all’ingresso del tribunale di Palermo.
Levantino ha spiegato che il giudice Falcone ha inventato un vero e proprio metodo per lottare contro la mafia e cioè “seguire il denaro” o, come dicono i giudici americani che hanno collaborato con il nostro magistrato palermitano: “follow the money”. A lui hanno dedicato una statua all’ingresso del quartier generale dell’FBI, per ricordarne l’enorme capacità professionale e forza morale, un grandissimo esempio per tutti noi. Il giudice amava ricordare, nelle sue interviste televisive, di essere una persona comune, infatti era nato a Palermo e cresciuto in un quartiere mafioso, Kalsa, e ne aveva respirato l’aria, ma combatté la mafia fino al suo ultimo istante di vita con enorme coraggio e anche paura, perché, come disse egli stesso in una famosa intervista: “L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”.
L’incontro di oggi è stato un’occasione preziosa per capire numerosi concetti, per riflettere su che cosa ciascuno di noi possa fare per dare il proprio piccolo contributo, non volgendosi dall’altra parte di fronte al male e per serbare nel cuore il ricordo di una persona come Giovanni Falcone, che ha regalato a ciascuno di noi la speranza di poter cambiare le cose assieme, facendolo rivivere attraverso il potere della testimonianza.

Bianca Lanzafame
III A – Scuola secondaria di I grado Leonardo Da Vinci